Descrizione
Studi Scientifici applicati relativi al Casco Ipotermico per Chemioterapia
E’ stato dimostrato che con l’ipotermia del cuoio capelluto si riduce in maniera considerevole ed efficace la caduta dei capelli delle persone sottoposte a chemioterapia. Questa Cuffia Ipotermica è composta da un termoelastomero speciale che accumula freddo e che si mantiene tale per un lungo periodo di tempo.
Sono stati pubblicati diversi studi scientifici a sostegno dell’utilità dell’ipotermia nel ridurre la perdita dei capelli indotta dalla chemioterapia. Una metanalisi, cioè una valutazione combinata di più studi sullo stesso argomento, pubblicata nel 2015, ha identificato 17 studi che avevano coinvolto più di 1.000 pazienti (soprattutto donne in cura per un tumore del seno) nei quali erano stati testati diversi metodi per ridurre l’alopecia indotta dalla chemioterapia tra cui ipotermia, compressione del cuoio capelluto e applicazione topica di minoxidil, un farmaco già usato contro la perdita di capelli maschile.
Gli autori hanno concluso che l’unico trattamento che riduce significativamente il rischio di alopecia da chemioterapia è il raffreddamento del cuoio capelluto.
Il successo del trattamento è influenzato da diversi fattori. Primo, è fondamentale che il sistema sia efficiente nell’indurre e mantenere l’ipotermia, per questo il caschetto deve aderire perfettamente alla cute e la bassa temperatura va mantenuta costante.
Secondo, alcune caratteristiche del paziente sono indicative del beneficio che si può ottenere con l’uso del caschetto.
Contano il tipo di capello e le condizioni della capigliatura all’inizio del trattamento: chi ha i capelli molto rovinati o già radi per l’alopecia androgenica (la comune perdita di capelli maschile) molto probabilmente li perderà comunque. Anche i pazienti con tumori avanzati che saranno sottoposti a molti cicli di chemioterapia hanno poche probabilità di non perdere i capelli. Terzo, i dati a disposizione suggeriscono che il caschetto refrigerato non è ugualmente efficace con tutti i farmaci chemioterapici: per esempio funziona meglio con i taxani che con le antracicline.
Lo stesso metodo potrebbe essere impiegato anche durante la cura di altri tumori solidi. La fattibilità è limitata in parte dalla durata della chemioterapia: se il protocollo specifico richiede tempi molto lunghi per l’infusione del farmaco, aggiungere altre 2-3 ore può non essere gestibile. L’uso del caschetto refrigerato è invece assolutamente controindicato nei pazienti con tumori ematologici, cioè del sangue, perché il farmaco chemioterapico deve poter raggiungere tutto il sistema vascolare.
In conclusione
Esistono dati scientifici che dimostrano che raffreddando il cuoio capelluto durante la chemioterapia si riduce la perdita dei capelli indotta dal trattamento. Questo trattamento preventivo non è applicabile a tutti i pazienti e non tutti i pazienti che lo utilizzano ottengono gli stessi risultati.