Perché mi piace raccontare del mio cancro?

Perché lasciare traccia, fissare sulla carta emozioni che la mia anima avrebbe voluto dimenticare?
Il lungo periodo di sofferenze mentali e fisiche  mi ha costretto a riflettere, mi ha dato lezioni importanti.
Eccone il senso profondo: rivedere alcuni aspetti della mia vita e provare a migliorarmi, ad ascoltarmi.

Quando scopri di avere un cancro il tempo si ferma. All’improvviso non sei più quella di prima, le cose di prima non sono le stesse, la vita cambia prospettiva. Il tempo si dilata, scandito solo dagli impegni in ospedale  e dalle notti insonni, si sposta il fulcro della vita sociale. “Finalmente” la priorità sei tu con il tuo corpo a pezzi che non ti regala benessere ma sofferenza, che urla per farsi ascoltare.
Il tempo sospeso a me è servito per fermarmi ai box ad aggiustare la mia macchina biologica inceppata ed ho scoperto di non essere sola. Attorno a me un esercito  si è dato da fare con la professionalità o con l’affetto e mi sono resa conto di quanto la mia vita sia piena e appagante. Ho smesso di lamentarmi per le sciocchezze.
Il tempo rimane sospeso o almeno così l’ho percepito, sospeso in attesa di riprendere il suo scandire nella quotidianità dei gesti, nella famiglia e nel lavoro.
Sospeso per insegnarti che tutto quel correre di prima non aveva senso e che correndo hai perso di vista l’essenziale.
L’essenziale che si traduce con una parola sola: vivere.
Se ci pensi hai in dono una seconda possibilità, non è l’ultimo tempo è il tempo nuovo, e il coraggio di cui hai bisogno è proprio questo: accettare il tuo tempo sospeso aspettando il tempo nuovo con una consapevolezza nuova.

Non penso di essere diventata più saggia se ci sono stati dei cambiamenti, e ci sono stati, non si vedono all’esterno.
Il mio corpo ha ritrovato le sue forme e ne sono contenta. Quando  il dolore  provocato dagli espansori dopo il primo intervento non mi dava tregua ricordo di essermi chiesta  se ne valeva la pena, ora rispondo di si. Quando mi vesto non mi devo camuffare mi sento sicura del mio aspetto, sono più o meno la Marta di prima.
La mia vita non subirà sconvolgimenti evidenti agli occhi degli altri quello che è cambiato sta dentro di me. Ora capisco le parole del chirurgo che mi ha visitato prima dell’intervento demolitivo. È vero ora sono contenta, ma sono quella di prima non vado in giro con i vestiti scollati nemmeno ora.
Il cancro mi ha aiutato  ad accettare  i miei limiti ,il mio essere umana a prestare attenzione alle piccole cose della vita a mettere me stessa al primo posto. Questo è un tipo di esercizio per me tutto nuovo sono sempre stata un tipo estremamente accomodante ho dovuto imparare a non mettere i bisogni altrui davanti ai miei.
Mi capitava spessissimo di avere mille cose da fare  prima di aver esaurito l’elenco  programmato e poter prendermi  un po’ di tempo per me. Tutto doveva essere perfetto per poter divertirmi e ciò accadeva molto di rado.
Ora posso aspettare che i batuffoli di
polvere  rotolino sul pavimento come arbusti nel vecchio west prima di sentirmi in colpa.
Ho imparato a mandare a quel paese le persone fastidiose con più leggerezza, se non capiranno è un loro problema.
Il mio solo rammarico è aver dovuto ammalarmi gravemente per imparare a farlo.
Un comandamento insegna: “ama il prossimo tuo come te stesso”
Ecco, la differenza sta qua: come te stesso non di più .
in questa ottica non aver cura di se è un peccato contro la propria persona.

Lo specchio non è più un nemico sono più o meno tornata la persona di prima, ma le cicatrici ancora evidenti mi ricordano che è meglio far pace con la cellulite e la pancia non proprio piatta e concentrarmi sulle cose importanti e cercare di vivere la vita che desidero.
Dare importanza alle piccole cose quotidiane e cercare di non sprecare il mio tempo, nelle corse contro il tempo, che mi ha impedito tante volte, ed ora ne sono certa, di assaporare la bellezza che era intorno a me. Se per pensare più a me
stessa dovrò imparare a dire dei no, lo farò anche a costo di deludere qualcuno.
Ora ripensando al mio anno terribile comincio a vedere un senso, da tutto quell’abisso di terrore è venuto fuori una cosa buona per me.
Posso aiutare  altre donne colpite dal cancro a non avere paura a lottare a non cedere al pessimismo a non mollare.

Il cancro  si può combattere, la forza per farlo è dentro di noi.

Il cancro  è qualcosa di vivo, conoscerlo aiuta ad accettarlo a non farsi sopraffare dalla paura a lottare contro di lui.
In questa lotta è più facile imparare a conoscere se stessi a riflettere imparare lezione che poi si possono applicare alla propria vita di ogni giorno.

Come mi diceva una mia compagna di  avventura:

“Siamo donne . Non sono io che trovo la forza è la forza che trova me.”

Chiara

Torna alle testimonianze